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Cronaca

Già emessi 200 miliardi di obbligazioni garantite

di Isabella Bufacchi

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20 febbraio 2009


Quando le banche italiane inizieranno a emettere i primi prestiti subordinati perpetui e convertibili, sottoscritti integralmente dal Tesoro per rafforzare il capitale di vigilanza Core Tier-1, e quando daranno il via al collocamento delle prime obbligazioni garantite dallo Stato, dovranno prendere la rincorsa: nei lunghi mesi di ritocchi alle norme italiane sui cosiddetti Tremonti-bond e sulla garanzia per le obbligazioni, le banche europee hanno fatto passi da gigante. In molti Paesi, con sistemi bancari sicuramente meno solidi di quello italiano, si è già arrivati al secondo "turno" di ricapitalizzazione o direttamente alla nazionalizzazione temporanea. E di bond con garanzia pubblica, soprannominati dal mercato "garry", ve ne sono già in circolazione in euro, sterline e dollari Usa, per circa 220 miliardi di euro.
L'Irlanda è uno dei Paesi che ha corso di più in Eurolandia per "salvare" le sue banche dalla bancarotta. Il suo primo programma di ricapitalizzazione a carico dello Stato, annunciato lo scorso dicembre, prevedeva azioni privilegiate perpetue con cedola/dividendo tra l'8% e il 10%, riacquistabili dalla banca al quinto anno alla pari oppure dopo il quinto anno al 125 per cento. Il nuovo piano fissa i dividendi delle preference shares all'8 per cento.
Anche le banche francesi, che hanno meno problemi di quelle irlandesi, hanno potuto rafforzare il capitale di vigilanza (Tier-1 e Core Tier-1) con due interventi pubblici di pari entità da 10,5 miliardi: nel secondo programma gli istituti potranno emettere prestiti "supersubordinati" o azioni privilegiate senza diritto di voto, anche convertendo in azioni speciali i bond subordinati del primo programma. Intanto il Governo italiano è stato al passo in quanto ha, in un certo senso, varato due programmi di ricapitalizzazione per favorire l'accesso al credito a imprese e famiglie: il primo è rimasto nel cassetto perché ritenuto troppo costoso dalle banche mentre il secondo prenderà il via a giorni. Secondo John Raymond, analista di CreditSights, le banche italiane sono più solide di altre in termini di rapporto tra capitale e impieghi (ponderati per i rischi), ma scontando i goodwill (il valore assegnato agli asset in sede di fusione o acquisizione), i ratios italiani calcolati sugli asset tangibili scendono molto. Alcuni istituti italiani dovranno prendere la rincorsa per allinearsi ai nuovi livelli europei di Core Tier-1 e Tier-1.
L'Italia arriva in ritardo anche sul fronte delle obbligazioni bancarie con garanzia pubblica: ne sono state emesse in euro, sterline e dollari Usa finora dallo scorso ottobre per un controvalore di oltre 220 miliardi di euro, secondo le stime di RBS. Intanto le leggi sulle garanzie in alcuni Stati sono state modificate per agevolare maggiormente le banche.
L'attesa ha fatto venir meno un vantaggio competitivo per le banche italiane, che erano state le prime ad aver avuto accesso a una garanzia pubblica estesa sull'arco di un quinquennio (pur pagando un extra-premio). Gli Stati Uniti e l'Olanda intendono ora estendere la garanzia rispettivamente da tre a dieci anni e da tre a cinque anni: la Germania sembra disposta a seguire l'esempio olandese. La finestra temporale per l'utilizzo della garanzia, inoltre, potrebbe essere posticipata per alcune banche o in alcuni Stati, dalla fine del 2009 al 2010.
I garry bond non hanno avuto finora vita facile, comunque. Il differenziale tra il rendimento di queste obbligazioni bancarie e i titoli di Stato o gli asset swap si è ridotto, in altri si è allargato: il declassamento del rating di Spagna, Portogallo e Grecia da parte di S&P's come anche l'outlook negativo sulla tripla "AAA" dell'Irlanda hanno innescato retrocessioni anche sul voto delle obbligazioni bancarie garantite. In questi giorni di estrema volatilità e avversione al rischio, infine, alcune obbligazioni bancarie con garanzia pubblica hanno offerto un rendimento inferiore ai titoli di Stato emessi dal Paese garante.

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